CB, CL e le sigle Honda

La CB750 e CL500 sono le nuove Honda che ritrovano le famose sigle che hanno fatto la storia e la fortuna del marchio. Come vuole la tradizione sono una nuda sportiva e una scrambler leggera, progettate e definite prima di tutto per divertire motociclisti con qualsiasi esperienza.

The Scrambler 350

CB è una sigla che conosciamo prima di tutto per aver battezzato la leggendaria serie CB Four (presto inizieremo a parlarne) a cominciare dalla 750 che nel 1969 ha rivoluzionato il mercato. In realtà “CB” nasce molto prima, come la sigla CL, che per l’America è sinonimo dei modelli “Dual Sport” e da un’interpretazione di questa definizione potrebbe derivare la lettera “L” della sigla. Sì, potrebbe… perché in realtà nessuno oggi può dirsi certo sull’origine di di queste sigle. Più volte si è cercato di risalire alla genesi della nomenclatura ma negli archivi non c’è più traccia. Come siano nate queste definizioni negli archivi non è stata trovata traccia. È stato chiesto agli ingegneri anziani. Più volte i responsabili del museo a Motegi hanno cercato di ricostruire gli eventi. Purtroppo sono stati tutti sforzi inutili. Rovistando nella memoria della lunga storia della Casa madre, si è arrivati ad alcune ipotesi. E tali restano.
Perché oggi è una posizione ufficiale: Honda non può affermare con certezza da cosa siano derivate le sigle CB e CL.

The Scrambler 350

Forse è meglio così. Forse è meglio immaginare una bella fantasia per coprire magari una banale scelta alfabetica. In parte dev’essere andata proprio così. Infatti i primi coraggiosi tentativi nella neonata officina che ad Hamamatsu apre Soichiro Honda vengono semplicemente chiamati in ordine alfabetico. Gli iniziali Model A, seguono le successive B e C. Sono veri ciclomotori, biciclette motorizzate con micromotori per dare autonomia e libertà di movimento ai lavoratori. Sono la scelta obbligata, la più economica possibile negli anni ruggenti e disperati del dopoguerra.
Facile comprendere invece che in questa fase di ricostruzione l’intero Paese vivesse alla giornata, con priorità lontane dalle strategie di marketing. C’era ben altro cui pensare. Il primo metodo quindi è quello più immediato: un semplice ordine alfabetico.
Una spiegazione autorevole ci arriva da un’intervista a Yoshiro Harada pubblicata nel Novembre 1968, rivista giapponese Motorcycle AutoBy. Responsabile dell’ufficio tecnico Honda al tempo, fra i principali protagonisti nella progettazione dei modelli fondamentali dal Cub100 alla CB750 Four, Harada spiegava che la B derivava dalla lettera contenuta in Clubman e confermava l’ordine alfabetico usato agli inizi.

“I primi modelli Honda hanno seguito un ordine alfabetico - A, B, C… - e alcune lettere hanno rappresentato dei prototipi mai entrati in produzione. La Dream E è stato il primo modello a 4T e sono entrato in azienda in questo periodo (1951), iniziando a lavorare su alcuni problemi di questo modello. Ai modelli successivi con questi miglioramenti erano assegnati nomi come 2E… 3E… aggiungendo numeri nell’ordine di miglioramento. Con la versione 4E ce l’abbiamo fatta e aveva venduto molto bene. Successivamente erano stati progettati i motori tipo F e tipo G (impiego generico). Il tipo H era il motore per uno spruzzatore motorizzato portare sulla schiena (per giardinaggio). Il tipo J era il motore per il Benly J. In quel periodo sono entrati in azienda molti ingegneri in pochissimo tempo – erano 26 credo – e il responsabile era Kiyoshi Kawashima. Era impossibile procedere sistematicamente alla progettazione e alla revisione. Prima di entrare in Honda avevo avuto esperienze di progettazione presso una grande azienda ed ero stato addestrato a metodi molto vecchi e tradizionali, e avevo organizzato questi elementi di gestione, per essere più efficaci e ordinati. Approfittando di quella esperienza nel nominare i modelli in sviluppo, ho proposto una formula numerica. Siamo partiti da 10, per proseguire con 20, 30 e così via, e le versioni migliorate avrebbero avuto i numeri 11, 12 e successivi. Il primo Dream a due cilindri divenne la C70. Mentre per distinguere un motore destinato alle moto, alle auto o ad altri impieghi, abbiamo scelto la prima lettera C dal nome Cycle, seguito dal numero di sviluppo del progetto. Per gli scooter la Fuji Heavy Industries stava già utilizzando la lettera iniziale S, pertanto ho scelto la lettera M di MotorScooter. Successivamente le cose sono cambiate di nuovo, perché il presidente Fujisawa ha ordinato un nuovo metodo. Si chiedeva quale significato potesse avere per il pubblico i numeri delle sigle di progetto. Sarebbe stato più riconoscibile per gli utenti leggere 250 per la categoria delle 250cc, 350 per la classe 350cc. Era per rendere più comprensibile la presentazione di un modello, col vantaggio di mantenere la riservatezza per il modello iniziale e i successivi progressi.” È un passo che porterà presto alle sigle secondarie K-numero (K0, K1, K2, ecc) necessarie sia al mercato che alla catalogazione. Col numero a scandire versioni con gli aggiornamenti annuali, e la lettera kappa e indicare l’abbreviazione della parola Mark o nella forma contratta Mk come d’abitudine nell’industria angloamericana (Mk2, Mk3, ecc).

Honda CB92 del 1959

La lettera B si aggiunge alla C forse per esigenze sportive. Nel 1949 si ricomincia a gareggiare con le moto, e il 23 agosto 1958 sull’altipiano del vulcano di Asama viene organizzato il primo grande raduno di corridori e club. Sarà l’inizio dei campionati e della federazione motociclistica giapponesi e poco prima della seconda edizione, nel luglio 1959, Honda lancia la CB92. È la prima a chiamarsi CB (92 è la sigla di progetto, revisione 2) ed è un modello sportivo derivato dalla Benly C90 (senza la B) lanciata due anni prima (1957). La CB92 vanta una prestazione eccezionale. La potenza già buona della C90 (11,5CV a 9500 giri) sale addirittura a 15CV e supera i 10mila giri!

Il significato della sigla CB, nell’intervista Harada lo spiega come lettera presa dalla B della parola Clubman, usata per dare una categoria ai corridori privati separandoli dalle classifiche per i piloti ufficiali.

Categoria Clubman che nella classe 125 vincerà proprio la CB92 alla seconda edizione dell’Asama Vulcan Race.

Senza più seguire l’ordine alfabetico, nella stessa epoca nascono la prima versione CS (S come Sport) con CS71 (1958) e la prima CR (R come Racer) con la CR71 (1959) destinata ai piloti. La prima CL compare alla fine del 1961 ed è la sigla che identifica una scrambler 250 (CL72) per il mercato statunitense. Da dove arrivi la lettera L però rimane un mistero. Altra teoria vuole che inizialmente le lettere indicassero il mercato di destinazione. La sigla CA forse indicava i modelli destinati agli Stati Uniti (A come America) mentre la lettera B quelli per l’Europa (Cycle British). Ma negli stessi anni si sono commercializzati negli States modelli battezzati con la sola lettera C. Più consistente una teoria tramandata all’interno dell’ufficio tecnico, che spiega la sigla CB come Creative Benchmark, con l’aspirazione di un progetto che nasce per essere il migliore della concorrenza. Una teoria che si basa solo sui ricordi. Senza una documentazione ufficiale, la Honda ha dichiarato ufficialmente che l’origine è purtroppo sconosciuta. Ciò che conta è che dietro questa sigla si sono sviluppate idee e sentimenti delle generazioni di tecnici coinvolti. Alimentate dalla loro passione.